_ma il non volerla esplorare e trasformarla in esperienza, sì. Beh, quello dovrebbe essere un crimine.
Parlo per me_come sempre. Io prima di partire, mi interrogavo continuamente sulle scelte di altra gente di lasciare casa senza un obiettivo, con la sola voglia di scoprire, esplorare, fare sacrifici e innamorarsi di altre terre_ ma proprio non capivo! Non capivo come il saltare da un posto all’altro del mondo potesse rendere qualcuno felice_ il trovare nuovi amici ogni pochi mesi, il sentirsi solo e spaesato all’alba di ogni nuova avventura. Non che non lo capissi perchè non amo viaggiare, eh. Ciò che non riuscivo a spiegarmi era: a quale scopo fare ciò? Mi dicevo, puoi sempre trovarti un buon lavoro e viaggiare poi durante le tue vacanze. Non riuscivo a dare una risposta a interrogativi quali: e quindi? a 30 anni cosa avrai realizzato dopo aver fatto ciò? Avrai solo perso gli anni migliori per inserirti nel mondo del lavoro e dopo i 30 nessuno ti vorrà più_
Tutto ciò a cui non riuscivo a dare risposte era il futuro_il dopo_ l’ignoto. Ero inconsapevole del fatto che esplorare nuovi luoghi con la tua unica e sola motivazione e la tua unica e singolare voglia di conoscere, potesse darti così tanto. Potesse metterti di fronte a così tante sfide e riscoprire te stesso sempre più forte_ Ero inconsapevole di quanto non mi piacesse il mondo del lavoro. Il lavoro “serio”, quello per cui la gente farebbe di tutto pur di dimostrare che sa fare più di te_ Ero inconsapevole di quante cose si possano imparare dalle esperienze di gente incontrata sul tuo percorso, dal loro coraggio, dalla loro grinta. Ero inconsapevole di quanto fare soldi per poi non avere una vita sociale o ridurla a una birra il venerdì sera, mi desse al voltastomaco.
Insomma: ero inconsapevole del fatto che a 20 anni ci si possa concedere il lusso di essere inconsapevoli. Di essere incerti, così come lo si era a 15 anni, o forse anche di più_
Quindi sì a un anno e poco più dalla mia partenza deduco che ancora non lo so che voglio diventare, se lo voglio e quando lo voglio_ ma so decisamente cosa non mi interessa per adesso. E mi dispiace se i miei genitori si aspettavano che diventassi una Dottoressa o una giornalista super cervellona a 23 anni, e non una lavoratrice precaria in giro per il mondo. Vi assicuro che sono la prima ad essere sorpresa_ ma devo seguire il mio spirito, quello pazzone e libero che mi spinge a fare di tutto purchè sia felice.
Eventually, qualcosa succederà. Posso sentire anche questo.
Ah mamma, dolce amore mio, mi dispiace ma tua figlia ha deciso di voler partire per l’Australia.